BES – Bisogni educativi speciali

I disturbi del comportamento/apprendimento dal punto di vista del bambino

Nel libro “Dibattito dislessia” il professor Julian Elliott, un ex insegnate di bambini con difficoltà di apprendimento, ha detto che maggior attenzione dovrebbe essere messa su come aiutare i bambini a leggere, piuttosto che trovare un’ etichetta per la loro difficoltà. L’autore professore di pedagogia presso la Durhaam University sostiene: “I genitori sono stati tristemente ingannati circa il valore di una diagnosi di dislessia.” Per un’alternativa all’ossessione diagnostica occorre chiedersi: “come imparano i nostri figli/studenti?” La risposta è: “individuando strategie pedagogico/didattiche in alternativa alla lezione orale e frontale”.

Il metodo Montessori fornisce opzioni vincenti che permettono anche ai bambini con disagio, in contesti ordinari, di apprendere in modo soddisfacente nutrendo la propria autostima.

Studi scientifici (Children’s Hospital and Regional Medical Center di Seattle- 2004) dichiarano come la carenza di contatto con la natura e con spazi ampi e verdi in cui sperimentare il gioco libero e le proprie capacità fisiche e mentali a favore di ore passate al chiuso, fermi o davanti alla televisione e supporti tecnologici influisca significativamente sullo sviluppo di disordini dell’attenzione ed iperattività. I bambini che venivano coinvolti in attività ludiche che avevano luogo in spazi verdi, hanno mostrato un sensibile miglioramento delle funzioni attentive come qualità e tempo (Taylor, Kuo, Sullivan, Wells — 2000).

La “Scuoletta Montessori” godrà di un confronto diretto e continuo con un team di professionisti abilitati al trattamento dei BES (Bisogni Educativi Speciali) in affiancamento alla didattica offerta.

Le interazioni con i servizi sociali e scolastici del territorio

All’interno delle strutture pubbliche spesso, seppur con grande impegno da parte dei docenti e delle amministrazioni, a causa del poco personale e, a volte, della mancanza di competenze specifiche non si riesce ad aiutare i bambini in difficoltà i quali, non traendo soddisfazione dall’apprendimento si demotivano, diventando adolescenti rassegnati o peggio ancora, disagiati.
Per evitare che si verifichino ancora “sprechi d’ infanzia” è necessario intervenire affinché si rafforzi la cooperazione tra enti, strutture scolastiche e diverse realtà pedagogico-formative allo scopo di migliorare il servizio offerto; la mancanza di confronto è una delle cause che porta molti bambini a vivere con fatica e frustrazione il percorso di studi, nei casi peggiori non terminandolo e aumentano le probabilità di diventare adulti non consapevoli, demotivati e problematici, gravando sul S.S.N. per terapie, sostegni psicologici e sussidi che, a causa dei tagli sempre più ingenti, non sono sufficienti o continuativi.

“Scuoletta Montessori” vuole essere un ponte tra scuola statale e sede associativa per arricchirsi reciprocamente con scambi di competenze ed esperienze.

L’ambizione del progetto è quella di ospitare in modo programmato classi di altre scuole e di mettere a disposizione competenze ed ambienti realizzati e studiati a misura di bambino. In tal modo, alunni ed insegnanti sperimenterebbero attività didattiche differenti arricchendo il proprio bagaglio formativo.

Inoltre, sono stati pensati dei momenti di confronto tra educatori e gli specialisti che collaborano con la Scuoletta (logopedisti, psicologi, fisioterapisti, neuro-psicomotricisti dell’età evolutiva) per informare maestri, educatori e genitori dell’importanza ed efficacia dell’approccio “Montessori” e “pedagogia all’aperto”, validi strumenti a sostegno di situazioni di disagio, difficoltà comportamentali ed iperattività.

Sensibilizzare significa intercettare precocemente malesseri ed eventuali disturbi aumentando le probabilità di restituire all’individuo la soddisfazione che ne comporta dalla conoscenza e dallo studio, prima che si insinui in esso la convinzione di essere incapace o, ancor peggio uno stupido.

numerosi studi scientifici dimostrano l’efficacia delle due metodologie essendo un valido strumento per favorire la “normalizzazione” inteso come processo di auto-apprendimento delle regole sociali e comunitarie. Ciò consente all’individuo di esprimersi nella “migliore versione di sé stesso” creando le condizioni per elaborare nella propria intimità e/o nel gruppo, i propri malesseri e le proprie frustrazioni. La modalità di approccio al bambino proposta offre la possibilità di gestire situazioni di disagio che non rientrano nello standard comportamentale, difficilmente sostenibili nel contesto statale per mancanza di risorse.